Il ritratto
Il ritratto nel Settecnto
Il termine, derivato da un'alterazione scherzosa della parola francese rocaille (conglomerato di conchiglie), indicò quel gusto per la decorazione rustica dei giardini, già nota dal Manierismo.
Il ritratto borghese
Il dipinto, eseguito nel 1756, è uno dei sette dedicati dall'autore a questo personaggio, con lo stile tipico del "ritratto borghese" del XVIII secolo.
Le arti figurative non poterono che seguirne le fasi offrendo una consistente schiera di artisti i quali produssero quello che senza tema di smentita, possiamo definire il ritratto borghese. Fu un fenomeno generalizzato, come lo fu quello centrale della borghesia, che travalica i confini di questa o quella nazione.
Così la Francia può fregiarsi del genio di un pittore come Jean-Baptiste Simeon Chardin, che seppe cogliere la magia del quotidiano e delle piccole cose.
L'opera fu realizzata intorno al 1720. il nobile viene ritratto senza nessuna enfasi, perché quel che si vuole mettere in evidenza sono le qualità umane e morali.
Una tendenza che ritroviamo anche nel ritratto, come dimostra, per esempio, il celebre Ritratto del Commodoro Augustus Keppel che, sebbene dipinto nel 1753-1754, ossia ben prima della fioritura neoclassica, prendeva come riferimento la posa dell'Apollo del Belvedere.
L'artista inglese, tra i massimi rappresentanti della ritrattistica anglosassone dell'epoca, si ispira spesso ai modelli classici, come in quest'opera, dove il protagonista è ritratto con una posa che richiama l'Apollo del Belvedere.
Le numerose sfumature del ritratto
William Hogarth, Il contratto appartenente al ciclo Matrimonio alla moda, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1744 e custodito nella National Gallery di Londra.
Nel suo Viaggio in Italia, Goethe scriveva: "il conte Fries fa molti acquisti", e si trattava di acquisti d'arte. Appassionato collezionista, nel corso della sua breve vita, divenne una delle personalità culturali di spicco dell'epoca. Infatti, sullo sfondo l'artista ha collocato uno degli acquisti più importanti, ossia il gruppo maromoreo del Canova dedicato al Teseo e il minotauro.
Tutto il dipinto è impostato come una celebrazione delle convinzioni culturali del conte, che si trova inquadrato tra il gruppo canoviano del Teseo, su cui poggia la mano, e una colonna scanalata, simbolo per eccellenza dell'antico e della classicità. A essere pignoli, però, bisogna rilevare che l'opera di Canova è alta quasi un metro e mezzo, sicchè, verosimilmente, quello rappresentato è il bozzetto.
Il ritratto nell'Ottocento
Il grande quadro, apparentemente celebrativo, risulta essere invece una velata critica all'intera corte, i cui personaggi vengono esposti da Goya sotto una luce talmente spietata che ne pone in evidenza tutti i difetti psicologici e tutte le contraddizioni politiche. a tal proposito, è interessante notare come, con grande acume politico, Goya abbia collocato Carlo IV non al centro della composizione, ma alla sinistra della moglie. Figlio di Carlo III, gli era succeduto nel 1788. In un primo tempo cercò di seguire la politica illuminata del padre, ma presto rimase invischiato nei perversi meccanismi della corte, fatti di clientelismi e giochi di potere. Al centro del quadro, Goya colloca Maria Luisa d'Austria, moglie e cugina di Carlo Iv, ma in realtà vero timoniere della monarchia spagnola dell'epoca. Un timoniere scellerato, come ben sapeva l?artista, il quale era a conoscenza di tutti i capricci della sovrana. Al centro, il piccolo Francesco di Paola Antonio, figlio della coppia regale, che allora aveva solo sei anni.
L'artista si comporta come il regista di una pièce teatrale e la prima cosa da notare è che il regista di questa commedia si ritrae nella penombra, dietro la grande tela esattamente come aveva fatto Velasquez meno di un secolo e mezzo prima.