Il Ducato di Urbino
Storia e monumenti
Brevi cenni storici
Le origini del ducato di Urbino risalgono all’anno 1443, anno in cui Papa Eugenio IV nominò Oddantonio II da Montefeltro, primo duca di Urbino.
Oddantonio regnò però per meno di un anno, dal 1443 al 1444, prima di essere assassinato. Prese dunque il potere il fratellastro maggiore Federico che,
confermato duca nel 1474, promosse la costruzione di numerose rocche e raccolse una delle biblioteche più importanti del Rinascimento.
Dopo un periodo di reggenza da parte di Ottaviano degli Ubaldini, salì al potere suo figlio Guidobaldo I da Montefeltro
giovane promettente ma malato fin dalla gioventù, che per tale ragione non riuscì ad eguagliare la carriera militare del padre, pur prendendo parte ad alcune battaglie come condottiero.
Federico Maria, nipote di Guidobaldo e da questi adottato ed indicato per la successione, diede inizio alla Signoria dei Della Rovere che durerà fino al 1631 allorchè, con la morte di Francesco Maria II, il ducato fu devoluto alla Santa Sede.
Federico da Montefeltro, Duca di Urbino.
Confermato duca nel 1474, promosse la costruzione di numerose rocche progettate da Francesco di Giorgio e raccolse una delle biblioteche più importanti del Rinascimento.
Durante la signoria di Federico da Montefeltro lo stato raggiunse la sua massima espansione territoriale e una notevole prosperità economica.Alternò importanti campagne militari ad una folgorante carriera di statista, occupandosi anche dell'erezione del Palazzo Ducale e proteggendo presso la sua corte artisti famosissimi, da Leon Battista Alberti a Piero della Francesca, da Paolo Uccello a Pedro Berruguete, da Luca della Robbia a Giusto di Gand.
Palazzo Ducale
Questo edificio inaugura l’architettura dei nuovi Stati rinascimentali: non più castelli-fortezze ma palazzi costruiti per la circolazione delle idee e degli uomini.
Fra le innumerevoli maestranze che furono impiegate in tale ardita costruzione, vogliamo qui ricordare i nomi dei tre architetti che ebbero il merito di rendere l'edificio uno dei palazzi più eccelsi dell'epoca rinascimentale: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini.
Il nucleo più antico del palazzo, denominato "Palazzetto della Jole", fu edificato per volontà del conte Guidantonio, padre di Federico.
Facciata dei torricini
La facciata prende il nome dalle due cuspidi aguzze (reminiscenze del gotico francese) sormontanti le torri laterali, tra le quali si erge una loggia in pietra bianca posta su quattro livelli, citazione di un arco trionfale romano. L’anomala posizione della facciata, posta obliquamente rispetto al corpo del palazzo e in asse con la strada verso Roma, è spiegabile in quanto dimostrazione della politica di intesa con il papato perseguita da Federico. Ai piedi del dirupo su cui si erge la “facciata dei Torricini” venne creato il quartiere del Mercatale, collegato con il Palazzo e le scuderie attraverso una rampa elicoidale percorribile a cavallo.
Cortile D'onore
All'architetto dalmata Luciano Laurana vanno attribuiti numerosi ambienti che andarono a completare il Cortile d'Onore.
Contornato sui quattro lati da un portico ad archi che riporta un'iscrizione in memoria del duca Federico, il cortile è di forma rettangolare.
Il lato corto ha cinque campate, quello lungo ne ha sei, e presenta una pavimentazione in cotto.
Lo studiolo
Lo Studiolo di Federico fu concepito nel Quattrocento da artisti fiamminghi appositamente chiamati a corte dal Duca.
Da sempre gli studioli costituirono un luogo di raccoglimento, di studio edi meditazione.
Per lo Studiolo di Urbino si pensò ad una sorta di specchio in cui riflettere ed esaltare la figura di Federico, nonché le sue avventurose e fortunate vicende.
Lo Studiolo è uno degli ambienti più celebri del Palazzo poiché oltre che essere un capolavoro di per sé, è l'unico ambiente interno del palazzo ad essere rimasto integro, permettendo di ammirare il gusto fastoso della corte di Federico.
Il soffitto è a cassettoni dorati con le imprese ducali. I colori smaglianti e i continui rimandi tra architettura reale e fantastica dovevano creare nello spettatore un effetto di grande meraviglia.